9 novembre 2017. Una data fondamentale per la nostra compagnia. È il giorno in cui abbiamo finalmente ricevuto in gestione la chiesa della Congregazione dei 63 Sacerdoti (già San Carlo dei Sacerdoti) in via Carlo De Cesare, 30 a Napoli.
Una storia lunga fatta di conquiste, disdette e lotte che ci hanno finalmente portati alla consegna delle chiavi della Chiesa. Una storia partita nel 2012, in occasione del Giubileo per Napoli, quando abbiamo deciso entusiasti di partecipare al bando per “manifestazione di interesse per il riuso, il restauro e la valorizzazione a fini spirituali, culturali, sociali e formativi di edifici religiosi di proprietà della Curia di Napoli chiusi al culto”. L’intento era ed è quello di restituire al quartiere la sua chiesa, la sua storia e le sue radici e dargli nuovo valore creando così il “teatro dei 63”. Il nostro progetto fu approvato ed oggi abbiamo il privilegio di poterci prendere cura della chiesa di San Carlo dei Sacerdoti.
Il progetto prevede la rinascita della Chiesa che da luogo di culto religioso sarà il luogo di culto teatrale. Ci affascinava l’idea di accostare la chiesa, immagine sacra, alla nostra idea di teatro sacro: il teatro classico. Il teatro classico è il teatro sacro, quella forma aulica di scrittura, recitazione ed interpretazione che, lungi dall’essere arcaica è in realtà, se letta nel modo giusto, rappresentativa del mondo contemporaneo.
Questa la nostra ispirazione, il teatro dei 63 comprenderà anche una sala lettura con piccola caffetteria nel foyer ed una biblioteca teatrale in quella che era la sagrestia. La navata sarà la sala e l’altare il suo palcoscenico.
Quasi all’inizio di via Toledo, a sinistra, la via Carlo De Cesare è una delle tante strade che salgono verso la collina delle Mortelle, costituendo parte del regolare reticolo originato dal nucleo primitivo dei Quartieri Spagnoli.
Fino a tutto il secolo scorso la via prendeva nome dalla Chiesa del Carminiello a Toledo oggi nota anche come Congregazione dei 63 sacerdoti. Fin dal XVII secolo la chiesetta era dedicata alla Vergine del Carmine; le sue origini risalgono appunto agli inizi di quel secolo, quando Isabella d’Aragona fece edificare una piccola chiesa ed un conservatorio dedicati alla Maddalena.
Nel 1634 il viceré Monterrey fece trasferire il conservatorio e le fabbriche erette dalla Alarçon furono cedute alla congrega di San Carlo dei 63 sacerdoti. La presenza nel tempio di una immagine della Vergine del Carmine, reputat miracolosa, fece sì che a quella del Santo titolare il popolo sostituisse la denominazione Carminiello. Del resto è noto come nel Sei e Settecento a Napoli la Chiesa affermasse con intensità il culto mariano attraverso la dedicazione di chiese ed una predicazione incentrata sui momenti più drammatici e soavi della vita di Maria.
La Chiesa si impegnò nello stesso tempo a migliorare la cultura ed il livello dei membri del clero ed a meglio catechizzare le masse popolari. A tal uopo si formarono congregazioni di sacerdoti. Ad una di queste, composta da 63 preti, fu affidata la chiesa di cui si tratta. Il complesso fu ristrutturato verso la metà del Settecento ed allora ebbe la coltre decorativa in stucco, di elegante linea rococò, che ne qualifica la facciata e l’interno. Contemporaneamente furono realizzati il pavimento maiolicato ed alcune discrete sculture lignee.
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